Villa Ogliani
Villa Ogliani
Scheda
Nome | Descrizione |
---|---|
Comune | Rivara (Apre il link in una nuova scheda) |
Indirizzo | C.so Ogliani, 9 c/o municipio |
Telefono | 0124.31109 |
Fax | 0124.31527 |
segreteria@comune.rivara.to.it |
|
Web |
http://www.comune.rivara.to.it (Apre il link in una nuova scheda) |
Apertura | La Villa è accessibile liberamente durante gli orari di apertura degli uffici comunali, altrimenti è possibile prenotare una visita contattando il Sig. Chiapusso Massimo al numero 347/2413798 |
Tariffe | Gratuito |
Modalità di accesso | Accesso privo di barriere architettoniche, presenza di ascensore. |
Carlo Ogliani, che il Bertolotti nelle sue “Passeggiate nel Canavese” (1873) definisce “dovizioso banchiere”, è senza dubbio una delle personalità di maggiore spicco fra i cittadini di Rivara che ne hanno fatto la storia. Cognato del pittore Carlo Pittara (Torino 1835 - Rivara 1891), lo ospitò, insieme con i suoi amici artisti della “Scuola di Rivara”, nel Castello del borgo, edificio dalla storia antica ed assai movimentata da lui acquistato nel 1871 e quindi restaurato dal grande artista ed architetto Alfredo D’Andrade (Lisbona 1839 - Genova 1915).
Intorno alla metà dell’Ottocento, su progetto degli architetti Capello e Formento, sorse la splendida dimora, che ancora oggi possiamo ammirare in tutta la sua eleganza: “vaghissima palazzina, attorniata da bellissimo giardino” (Bertolotti), essa comprende anche una luminosa Orangerie (la Serra) che è, tra le altre cose, prestigiosa sede di conferenze della locale Università della Terza Età e la casa dei custodi oggi adibita a sede del GAL.
All’esterno l’edificio si presenta con un aspetto di particolare eleganza, di gusto tipicamente pie-montese, cioè senza inutili orpelli o eccessiva abbondanza di elementi decorativi fini a se stessi.
I tre piani fuori terra costituiscono un corpo di fabbricato sostanzialmente cubico. La facciata è scandita da eleganti lesene che sorreggono le fasce marcapiano e che la dividono in tre settori verticali, di cui quello centrale risulta lievemente aggettante, per dare l’opportuno risalto al prestigioso balcone del piano nobile, con la sua artistica ringhiera in ferro battuto.
Le grandi apertura del balcone, affiancate ai lati da due grandi finestre con serramenti divisi “alla piemontese”, si ripetono per tutta la facciate a scandire in modo regolare i pieni ed i vuoti in un perfetto stile neoclassico. La scansione regolare delle aperture si ripete anche al piano terreno dove tre prestigiosi portali d’ingresso costituiti da elegantissime porte di legno che incorniciano con morbidi contorni le parti in vetro necessarie per conferire luminosità al grande atrio d’ingresso. Le finestre del piano terreno e del primo piano sono sormontate da frontoni di matrice classica.
Il ritmo ternario, che conferisce alla facciata un aspetto ordinato ad armonico, si rinnova nei tre cornicioni o fasce marcapiano che la percorrono orizzontalmente: quello sommitale è sostenuto ed arricchito da mensole che donano alle parte superiore della struttura una certa eleganza.
Nel fianco destro è caratteristica la presenza di un piccolo portico, sormontato da una deliziosa loggetta con una balaustra in ferro battuto sostenuta da colonne che sembra invitare “a far salotto” nel fresco delle ore serali.
Un vezzo artistico si percepisce anche sul lato sinistro della villa, quello aperto verso il parco: la continuità fra la natura e l’opera dell’uomo è testimoniata dal terrazzo a piano terra, con splendida ringhiera, che richiama quella sovrastante del piano nobile.
La vista del visitatore che entra nella Villa, dopo essersi soffermata sul prezioso, artistico lampadario in vetro di Murano (una riproduzione), è calamitata dal grandioso scalone in marmo bianco di Carrara che conduce ai piani superiori. Si tratta di una struttura a larga spirale, dal movimento elegante, sottolineato dalla ringhiera in ferro battuto, ricca di armoniose volute. Lo scalone centrale è illuminato da un soprastante lucernario in vetro che trasforma la tromba dello scalone quasi in un cavedio, cioè in un cortiletto interno, ribadendo quella osmosi fra edificio ed ambiente naturale che costituisce non secondario elemento del fascino di Villa Ogliani.
Un tempo il piano primo era destinato parte a zona notte e parte a soggiorno e successivamente al piano secondo in cui trovava alloggio la servitù. Al piano terra si trovavano l’ingresso, la sala da pranzo, sale di rappresentanza ed un ufficio; nel seminterrato erano collocati la cucina, la dispensa, due cantine ed i locali a stretto servizio della servitù. A fianco dello scalone esisteva una piccola scala in pietra, di servizio, che collegava tutti i piani fino al sottotetto a partire dal seminterrato ed era utilizzata solamente dalla servitù. Ogni camera e salone erano riscaldati da due caldaie a carbone collocate nel piano seminterrato che, tramite condotti realizzati in muratura, distribuivano aria calda nei vari ambienti dei piani superiori. Tutti i pavimenti dei saloni, delle camere e persino del grandioso ingresso erano in parquet: alcuni in larice d’America, altri in ciliegio e noce, disposti a testa avanti o a punta di diamante o a tolda di nave.
Mentre molti di questi parquets si conservarono, altri furono distrutti nel 1944 da un incendio che interessò tutto il secondo piano e due stanze al piano al terra. Non solo i pavimenti ma anche le porte interne in legno massello, variamente decorate, insieme ai serramenti esterni andarono di-strutti ed inoltre l’incendio causò il distacco degli intonaci del 2° piano ed il collasso dei solai del sottotetto costituiti da putrelle e voltini in mattoni pieni. Anche i caminetti che servivano a riscaldare i vari saloni furono danneggiati o trafugati negli anni successivi.
Attualmente salendo nella sala nobile, ora sala del Consiglio comunale, si osserva una bellissima sala la cui volta è ornata di stucchi, illuminata da una riproduzione dell’antico lampadario in vetro di Murano. Sulla parte di sinistra della sala, si osserva dipinto lo stemma del Comune di Rivara. Antichissimo e già dipinto nella primitiva chiesa di San Giovanni Decollato, vi appaiono tredici monticelli sormontati da una stella cometa; alla base un nastro con la scritta latina “Salubrior hisce montibus aer”: in effetti, la salubrità dell’aria in questi luoghi, dovuta anche alla vicinanza dei monti, non solo è cantata da un anonimo poeta citato dal Bertolotti (Oh Rivara ognor felice / per la pura aura serena / per la florida pendice / ove Bacco il seggio tien), ma trova conferma nella fertile, verdeggiante cam-pagna che circonda questa bella località del Canavese.
Il parco della villa è uno dei gioielli più preziosi del paesaggio canavesano: innumerevoli le essenze anche rare, con alberi di venerabile età (3 alberi iscritti nei cataloghi e tutelati dalla Soprintenden-za).
Interessante è la Grotta del Ghiaccio (detta anche “la grotta del Mago”) che si trova a livello del prato, nel parco della Villa. Estremamente è nascosta da una collinetta artificiale da cui però non è completamente ricoperta. Tuttavia la grotta non è visibile se non aggirando la collina o salendo sulla sommità da cui è possibile vedere i blocchi che costituiscono la parte superiore della grotta, internamente suddivisa in tre locali. Anche se non sono emersi dati che possano indicare la data precisa in cui fu realizzata, né il suo utilizzo nel tempo, si presume risalga alla fine dell’Ottocento e che facesse parte “giochi architettonici” che si potevano ammirare spesso nei parchi privati come “divertimenti” (la grotta è stata restaurata dalla Comunità Montana “ Alto Canavese ”, con il contributo della Regione Piemonte e a settembre 2006 è stata aperta al pubblico).
Essendo Carlo Ogliani rimasto vedovo senza figli maschi, il nome della casata si estinse e la villa passò attraverso una lunga serie di tormentate vicende, con conseguente rovinoso degrado, dovuto alle vicende belliche, non escluso il suddetto incendio che provocò gravi danni.
Fortunatamente, all’inizio degli anni 80, l’Amministrazione acquisì l’edificio: nel 1993, dopo un lungo restauro, la villa fu nuovamente agibile. Restituita all’ammirazione dei Rivaresi, fu poi adibita a sede del Comune, della Biblioteca Comunale e di mostre estemporanee.
Intorno alla metà dell’Ottocento, su progetto degli architetti Capello e Formento, sorse la splendida dimora, che ancora oggi possiamo ammirare in tutta la sua eleganza: “vaghissima palazzina, attorniata da bellissimo giardino” (Bertolotti), essa comprende anche una luminosa Orangerie (la Serra) che è, tra le altre cose, prestigiosa sede di conferenze della locale Università della Terza Età e la casa dei custodi oggi adibita a sede del GAL.
All’esterno l’edificio si presenta con un aspetto di particolare eleganza, di gusto tipicamente pie-montese, cioè senza inutili orpelli o eccessiva abbondanza di elementi decorativi fini a se stessi.
I tre piani fuori terra costituiscono un corpo di fabbricato sostanzialmente cubico. La facciata è scandita da eleganti lesene che sorreggono le fasce marcapiano e che la dividono in tre settori verticali, di cui quello centrale risulta lievemente aggettante, per dare l’opportuno risalto al prestigioso balcone del piano nobile, con la sua artistica ringhiera in ferro battuto.
Le grandi apertura del balcone, affiancate ai lati da due grandi finestre con serramenti divisi “alla piemontese”, si ripetono per tutta la facciate a scandire in modo regolare i pieni ed i vuoti in un perfetto stile neoclassico. La scansione regolare delle aperture si ripete anche al piano terreno dove tre prestigiosi portali d’ingresso costituiti da elegantissime porte di legno che incorniciano con morbidi contorni le parti in vetro necessarie per conferire luminosità al grande atrio d’ingresso. Le finestre del piano terreno e del primo piano sono sormontate da frontoni di matrice classica.
Il ritmo ternario, che conferisce alla facciata un aspetto ordinato ad armonico, si rinnova nei tre cornicioni o fasce marcapiano che la percorrono orizzontalmente: quello sommitale è sostenuto ed arricchito da mensole che donano alle parte superiore della struttura una certa eleganza.
Nel fianco destro è caratteristica la presenza di un piccolo portico, sormontato da una deliziosa loggetta con una balaustra in ferro battuto sostenuta da colonne che sembra invitare “a far salotto” nel fresco delle ore serali.
Un vezzo artistico si percepisce anche sul lato sinistro della villa, quello aperto verso il parco: la continuità fra la natura e l’opera dell’uomo è testimoniata dal terrazzo a piano terra, con splendida ringhiera, che richiama quella sovrastante del piano nobile.
La vista del visitatore che entra nella Villa, dopo essersi soffermata sul prezioso, artistico lampadario in vetro di Murano (una riproduzione), è calamitata dal grandioso scalone in marmo bianco di Carrara che conduce ai piani superiori. Si tratta di una struttura a larga spirale, dal movimento elegante, sottolineato dalla ringhiera in ferro battuto, ricca di armoniose volute. Lo scalone centrale è illuminato da un soprastante lucernario in vetro che trasforma la tromba dello scalone quasi in un cavedio, cioè in un cortiletto interno, ribadendo quella osmosi fra edificio ed ambiente naturale che costituisce non secondario elemento del fascino di Villa Ogliani.
Un tempo il piano primo era destinato parte a zona notte e parte a soggiorno e successivamente al piano secondo in cui trovava alloggio la servitù. Al piano terra si trovavano l’ingresso, la sala da pranzo, sale di rappresentanza ed un ufficio; nel seminterrato erano collocati la cucina, la dispensa, due cantine ed i locali a stretto servizio della servitù. A fianco dello scalone esisteva una piccola scala in pietra, di servizio, che collegava tutti i piani fino al sottotetto a partire dal seminterrato ed era utilizzata solamente dalla servitù. Ogni camera e salone erano riscaldati da due caldaie a carbone collocate nel piano seminterrato che, tramite condotti realizzati in muratura, distribuivano aria calda nei vari ambienti dei piani superiori. Tutti i pavimenti dei saloni, delle camere e persino del grandioso ingresso erano in parquet: alcuni in larice d’America, altri in ciliegio e noce, disposti a testa avanti o a punta di diamante o a tolda di nave.
Mentre molti di questi parquets si conservarono, altri furono distrutti nel 1944 da un incendio che interessò tutto il secondo piano e due stanze al piano al terra. Non solo i pavimenti ma anche le porte interne in legno massello, variamente decorate, insieme ai serramenti esterni andarono di-strutti ed inoltre l’incendio causò il distacco degli intonaci del 2° piano ed il collasso dei solai del sottotetto costituiti da putrelle e voltini in mattoni pieni. Anche i caminetti che servivano a riscaldare i vari saloni furono danneggiati o trafugati negli anni successivi.
Attualmente salendo nella sala nobile, ora sala del Consiglio comunale, si osserva una bellissima sala la cui volta è ornata di stucchi, illuminata da una riproduzione dell’antico lampadario in vetro di Murano. Sulla parte di sinistra della sala, si osserva dipinto lo stemma del Comune di Rivara. Antichissimo e già dipinto nella primitiva chiesa di San Giovanni Decollato, vi appaiono tredici monticelli sormontati da una stella cometa; alla base un nastro con la scritta latina “Salubrior hisce montibus aer”: in effetti, la salubrità dell’aria in questi luoghi, dovuta anche alla vicinanza dei monti, non solo è cantata da un anonimo poeta citato dal Bertolotti (Oh Rivara ognor felice / per la pura aura serena / per la florida pendice / ove Bacco il seggio tien), ma trova conferma nella fertile, verdeggiante cam-pagna che circonda questa bella località del Canavese.
Il parco della villa è uno dei gioielli più preziosi del paesaggio canavesano: innumerevoli le essenze anche rare, con alberi di venerabile età (3 alberi iscritti nei cataloghi e tutelati dalla Soprintenden-za).
Interessante è la Grotta del Ghiaccio (detta anche “la grotta del Mago”) che si trova a livello del prato, nel parco della Villa. Estremamente è nascosta da una collinetta artificiale da cui però non è completamente ricoperta. Tuttavia la grotta non è visibile se non aggirando la collina o salendo sulla sommità da cui è possibile vedere i blocchi che costituiscono la parte superiore della grotta, internamente suddivisa in tre locali. Anche se non sono emersi dati che possano indicare la data precisa in cui fu realizzata, né il suo utilizzo nel tempo, si presume risalga alla fine dell’Ottocento e che facesse parte “giochi architettonici” che si potevano ammirare spesso nei parchi privati come “divertimenti” (la grotta è stata restaurata dalla Comunità Montana “ Alto Canavese ”, con il contributo della Regione Piemonte e a settembre 2006 è stata aperta al pubblico).
Essendo Carlo Ogliani rimasto vedovo senza figli maschi, il nome della casata si estinse e la villa passò attraverso una lunga serie di tormentate vicende, con conseguente rovinoso degrado, dovuto alle vicende belliche, non escluso il suddetto incendio che provocò gravi danni.
Fortunatamente, all’inizio degli anni 80, l’Amministrazione acquisì l’edificio: nel 1993, dopo un lungo restauro, la villa fu nuovamente agibile. Restituita all’ammirazione dei Rivaresi, fu poi adibita a sede del Comune, della Biblioteca Comunale e di mostre estemporanee.